Centro tavola girevole in rovere con motivo a esagoni concentrici

Ricorderete certamente il tavolo girasole, di cui vi abbiamo parlato in questo articolo, il lavoro di falegnameria più grande (in termini di dimensioni) e più complesso in cui ci siamo mai cimentati. Il tavolo ha riscosso grande successo tra amici e parenti, cosa che ci ha fatto enorme piacere. Potendo ospitare intorno a sé fino a dodici persone, abbiamo pensato di renderlo ancora più fruibile, dotandolo di un complemento bello e che (col senno di poi) si è rivelato indispensabile.

Dopo le prime cene, infatti, abbiamo constatato che era davvero molto comodo, ma che altrettanto non si poteva dire del recupero di pietanze e bevande da parte dei commensali, reso ostico dalla distanza tra il centro del tavolo e le postazioni. C’era proprio bisogno di un centrotavola girevole. Uno di quei centritavola che tanto richiamano i ristoranti asiatici ma che in realtà, di orientale hanno ben poco. Parlando del progetto con un’amica abbiamo scoperto che negli Stati Uniti hanno un nome interessante: lazy susan. A quanto pare, sebbene molto diffusi in Cina e nei ristoranti cinesi, sono stati ideati proprio in America (per chi voglia farsi una cultura sul tema, rimandiamo a wikipedia).

Il progetto

La progettazione non è stata molto complessa. Si trattava di fare un tondo di legno con sotto una ghiera girevole. Questo è uno dei pochi casi dove non abbiamo impiegato molto tempo al PC (contrariamente a quello passato in officina dove, rispolverando la nostra vecchia videocamera, abbiamo anche realizzato il video del making of).

Più che alla progettazione, abbiamo dedicato tempo ed energia al disegno che, insieme al materiale prescelto, avrebbe impreziosito il lavoro affinché non sembrasse un banale cerchio ricavato da una tavola (o il coperchio di una botte!). Il nostro Tondo, infatti, sarebbe sempre stato sempre al “centro” dell’attenzione (oltre che della tavola), anche se parzialmente coperto da piatti da portata e bottiglie. Abbiamo optato per un motivo con esagoni concentrici: una serie di “anelli” esagonali ciascuno fatto con sei listelli di legno larghi 7 cm e alti 2 cm, tutti a forma di trapezio in modo da ottenere, ad ogni passaggio, un esagono sempre più grande. Fino all’ultimo, che sarebbe poi stato rifilato a dare la forma definitiva rotonda.

Il materiale

La scelta del legno per il progetto doveva rispondere a requisiti strutturali ed estetici. Abbiamo selezionato un bel rovere, un legno robusto, pesante, resistente agli agenti atmosferici (dopo opportuno trattamento), nobile nel colore ed elegante nelle venature, affidandoci come al solito al nostro fornitore di fiducia, bricolegnostore.it

Dettaglio del legno utilizzato

Il meccanismo

Per il meccanismo è bastato acquistare una ghiera girevole da installare sotto il top. Il peso del legno e la larghezza della ghiera sono stati sufficienti a evitare, senza ulteriori accorgimenti, che il tondo si inclinasse nel caso in cui qualcuno, inavvertitamente, avesse messo un peso sul bordo del tondo senza un contrappeso al centro o sul lato opposto.

Il video del making of

Abbiamo pensato di installare sul tavolo da lavoro un supporto per la videocamera in modo da rendervi partecipi della costruzione da un punto di vista privilegiato, come se foste in officina insieme a noi. L’unica cosa che non possiamo trasmettervi è il calore e il profumo del legno, a meno che non decidiate di venirci a trovare (ma prima iscrivetevi al nostro canale youtube per supportarci, grazie!). ll VIDEO mostra in poco più di un minuto la realizzazione del lazy susan (che trovate anche descritta, fase per fase, nel proseguimento del post). Buona visione!

Taglio

Piaciuto il video? Il taglio del legno è stata la fase più delicata, considerando che l’esagono dal quale abbiamo ricavato il tondo è formato da 36 pezzi di legno trapezoidali. Ogni tassello doveva combaciare con i quattro adiacenti e tutti insieme dovevano garantire una stabilità di forma per evitare deformazioni. Ogni pezzo è stato tagliato a mano e levigato attentamente per farlo combaciare precisamente con i quattro adiacenti. Siamo consapevoli che una moderna falegnameria dotata di gigantesche e costosissime macchine a controllo numerico avrebbe potuto fare il lavoro in pochi minuti e con una precisione micrometrica. Ma noi lo facciamo per passione, senza fretta.

Giunzioni a biscotto

Il semplice accoppiamento e incollaggio non avrebbe dato la robustezza di cui eravamo alla ricerca. Su ogni faccia di ciascun tassello abbiamo quindi praticato una fresata con la fresatrice lamellare per l’applicazione di colla e lamelli di faggio, ottenendo le cosiddette giunzioni a biscotto.

Dettaglio delle giunzioni a biscotto

Assemblaggio

Per l’assemblaggio siamo partiti dal centro, costruendo il primo esagono formato da sei triangoli. Dopo l’asciugatura della colla abbiamo applicato ad ogni passaggio un nuovo anello esagonale fino ad arrivare alla grandezza definitiva. L’ultimo anello, con l’utilizzo del nostro trimmer, è stato rifilato in modo da ottenere la definitiva forma tonda.

Ultima sezione rifilata con il trimmer

Il bello di essere artigiani alle prime armi e “autodidatti” è che da ogni progetto impariamo qualcosa di nuovo. Nel lungo tempo trascorso tra l’inizio e la fine del progetto (nel nostro cantiere portiamo spesso avanti più lavori in parallelo) abbiamo avuto modo di confrontarci (“scontrarci” è più opportuno in questo caso) con i problemi legati all’umidità. Nei lavori precedenti la struttura delle parti, il tipo di giunzioni e lo stesso tipo di legno non aveva mai richiesto questo tipo di attenzioni. Il legno è un materiale “vivo”, capace di assorbire umidità espandendosi e comprimendosi in ragione del livello di quest’ultima. Per questo motivo abbiamo dovuto far stagionare la materia prima per qualche settimana in un luogo asciutto, ventilato e soleggiato prima di tagliare e assemblare tutti i pezzi. Alti e disomogenei livelli di umidità tra i tasselli avrebbero infatti determinato distorsioni e curvature assolutamente non volute. Lo abbiamo imparato a nostre spese essendo costretti, in alcuni casi, a smontare e rifare da capo alcune delle sezioni già assemblate. E sì, è stata anche la scusa per acquistare finalmente un igrometro per legno.

Levigatura

Un’altra fase cruciale è stata quella della levigatura, attività sulla quale non abbiamo lesinato. L’aspetto del prodotto finito, la sensazione al tatto e i riflessi sono il biglietto da visita di un lavoro in legno di questo tipo. Alla fine delle lavorazioni precedenti eravamo ben lontani dal nostro proposito. Dopo giorni di levigatura, prima con la levigatrice a nastro e poi con quella orbitale, iniziando con una grana 40 per terminare con una 200, avvolti in una nuvola persistente di polvere calda e profumata, abbiamo ottenuto una base perfetta per la fase successiva.

Dettaglio della levigatura e della rifilatura del bordo con fresa a quarto di tondo

Siamo dunque giunti al termine della storia. Non ci rimaneva che proteggere dalle intemperie il nostro lavoro e conferirgli l’aspetto che avrà per i prossimi anni. Innumerevoli sono state le mani di fondo turapori che gli abbiamo dato, levigando sempre la superficie tra una e l’altra. Solo quando la capacità di assorbire il prodotto è terminata, avendo quindi la certezza che ogni poro fosse chiuso, siamo passati alla finitura. Abbiamo utilizzato una finitura trasparente all’acqua, effetto opaco, con filtro UV, per proteggere il legno dai raggi del sole, e dalle intemperie. Ci rimetteremo le mani tra qualche inverno per l’opportuna manutenzione.

E questo è il risultato finale:


0 commenti

Se questo contenuto è stato di tuo interesse lascia un commento per farcelo sapere